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E' successo lo scorso marzo, nello stato americano dell'Arkansas. Un ragazzo di 16 anni ha fatto causa a sua madre accusandola di aver violato il suo account e la posta elettronica di Facebook, postando infine messaggi diffamatori. Secondo il ragazzo, sua madre avrebbe anche cambiato la password di accesso, lasciando post calunniosi riguardanti la sua vita privata. Un furto di identità, secondo l'accusa, in piena regola.
La donna ammette di aver cambiato la password, ma nega l'atto della violazione. Stando alle sue deposizioni, l'adolescente avrebbe lasciato il pc acceso con l'account di Facebook aperto. Ammette però di aver scritto tre, forse quattro messaggi, ma nulla di offensivo. L'avrebbe fatto perchè infastidita da ciò che il ragazzo andava postando e cioè della sua guida verso casa a 150 Km/h, per fare colpo su una ragazza.
Mentre la donna sarà di fronte alla Corte il prossimo 12 maggio, il pubblico ministero che sta seguendo il caso evita di fare commenti per preservare la privacy del monorenne, ma ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che la donna tenta in ogni modo di discolparsi, affermando che «è lecito "monitorare" le attività on-line del proprio figliuolo prima che questi raggiunga la maggiore età».
Fonti by PcWorld
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