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Gli occhiali per la visione dei film in 3D utilizzati nella sale cinematografiche, sono da ieri nell'occhio del ciclone. Neanche il tempo di adeguarsi ai provvedimenti imposti dal CSS (Consiglio Superiore di Sanità) che il primo caso di "malavisione" si è verificato a Milano. Una bambina di 3 anni ha riportato un'infezione all'occhio sinistro, dopo aver indossato gli occhiali 3D per assistere al nuovo film di Tim Burton, Alice in Wonderland. Per la diagnosi e le prime cure si è resa necessaria la corsa al pronto soccorso.
Facciamo però un passo indietro e procediamo con ordine sottolineando, per dovere di cronaca, che gli avvenimenti e i provvedimenti imposti dal CCS riguardano in buona parte gli spettacoli in 3D che si svolgono nelle sale cinematografiche italiane, e NON l'utilizzo dei nuovi televisori ad alta definizione con tecnologia 3D, in abbinamento a occhialini 3D di altissima qualità.
Ieri, 15 marzo 2010, il Consiglio Superiore di Sanità, dietro sollecito dell'Associazione dei consumatori del Codacons, capeggiata da Carlo Rienzi, ha espresso il suo dissenso sull'uso degli occhiali 3D da parte dei bambini di età inferiore ai 6 anni, sconsigliando un uso prolungato anche agli adulti e impedendo alle sale cinematografiche di riciclare gli occhiali alla fine di ogni spettacolo. L'utilizzo promiscuo infatti, di un accessorio da apporre sul viso, è veicolo di infezioni batteriche e virali.
«Non sussistono controindicazioni cliniche all'utilizzo degli occhiali 3D per la visione di spettacoli cinematografici, purché condizionato a moderati periodi di tempo, da programmare prevedendo l'interruzione della proiezione del filmato proporzionalmente alla sua durata complessiva».
Così si è pronunciato il Consiglio Superiore di Sanità. Maggiori cautele vengono espresse riguardo ai bambini perché «qualche disturbo di ordine funzionale, senza determinare danni o patologie irreversibili, può insorgere in soggetti di tenera età, sia perché ancora la visione binoculare non è presente o non è del tutto consolidata, sia perché essi possono essere affetti da strabismo o da ambliopia o da altro difetto visivo (diagnosticato o meno), sia perché possono trovarsi in fase di riabilitazione del visus». Netta la posizione nei confronti dell'andazzo (quasi) generale di riciclare gli occhiali alla fine degli spettacoli e di utilizzarne sempre di più scadenti e privi del marchio CE. Il rischio di trasmettere infezioni batteriche e virali «tende ad aumentare e per questo bisogna garantire che la fornitura agli spettatori sia di tipo monouso».
Fonti by PcWorld
Edited by ^SIMO^ - 17/3/2010, 13:08
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