Mortal Kombat - Recensione

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    Recensione di
    Mortal Kombat
    per XBox360

    I mortali combattimenti tornano più dirompenti che mai!



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    Dopo tanti tornei…

    Ci sono poche saghe che sono riuscite a parlare di se come Mortal Kombat, al di là delle proprie caratteristiche peculiari di gioco. Fin dal lancio del brand, allora sotto l’ala protettrice degli studi di Chicago di Midway, la creatura di Ed Boon aveva scatenato un vespaio di critiche come mai si erano viste nel mondo dei videogame, critiche che arrivarono fino al tavolo del congresso degli Stati Uniti d’America, con richieste di censure del videogioco e tanta ed involontaria pubblicità ad un brand che di lì a poco sarebbe diventato il simbolo di una generazione di lottatori, a cavallo della metà degli anni ’90. Dopo il terzo capitolo della serie, uscito durante i primi anni della neonata Playstation, la serie ha provato a calcare nuovi concept di gioco, soprattutto spostando la grafica di gioco dalle 2 alle 3 dimensioni. Da quel punto in poi nuovi personaggi e nuovi capitoli della serie si sono susseguiti uno dietro all’altro con risultati discreti, ma in grado di raccogliere attorno a se un nutrito gruppo di fans. All’alba nella attuale nuova generazione di console e con il successivo passaggio del team di Midway Chicago all’interno del colosso americano Warner Bros, la saga di Mortal Kombat ha fatto un ulteriore cambio di concept di gioco, creando un inedito cross over tra l’universo del Drago e quello dei personaggi DC Comics. Il risultato seppur affascinante sotto molti punti di vista ha decisamente scontentato la critica e parte di quel gruppo di veterani appassionati della serie. Mortal Kombat vs. DC Universe oltre a presentare una fisica di combattimento in stile classico della serie, ma piuttosto legnosa per gli standard attuali, presentava un paio di grosse sbavature realizzative. Innanzitutto il fattore violenza, che per quanto possa sembrare grottesco sottolineare che in un videogioco la violenza è molto, in Mortal Kombat questa caratteristica prende i connotati di una vera e propria vena ispiratrice, senza il brand nel cross over di DC Comics è parso smarrito e piuttosto confuso, non aiutato inoltre da un comparto multigiocatore davvero ridotto all’osso. A distanza di quasi 3 anni da quel cross over che gettò diverse ombre su un brand apparentemente in seria difficoltà, Mortal Kombat torna alle sue origini, in un modo tutto suo che per caratteristiche ricorda molto quelle di Street Fighter IV di Capcom.

    Il profumo della nostalgia e quello della innovazione!


    Il primo impatto con il nuovo Mortal Kombat è come ritornare in una cara dolce casa, pardon in questo caso sarebbe più appropriato definirla, cara vecchia sala delle torture. Perché un po’ tutto in questo Mortal Kombat profuma di “ristrutturazione”, cioè di quel processo che rende possibile prendere idee vecchie ma buone e riadattarle in chiave moderna. Lo stesso filone narrativo del gioco, lascia intendere come i ragazzi di Netherealm abbiano cercato di far tornare indietro la saga di Mortal Kombat, in un vero e proprio reboot della serie: Il Dio del Tuono Raiden, cosciente che la battaglia con il male è ormai compromessa, torna indietro nel tempo per cercare di cambiare il corso degli eventi del primo Mortal Kombat. A livello di roster il gioco non propone grandi novità (ad eccezione dei DLC già promessi e dell'inserimento di Kratos previsto in esclusiva per la versione PlayStation 3), ma tanti personaggi tra i più popolari ed apprezzati dell’enorme parco lottatori finora partorito dalle menti di Ed Boon e soci. Ognuno di essi possiede una propria storyline oltre che uno stile di combattimento personalizzato, senza dimenticare la possibilità di eseguire ben due fatality personalizzate per ogni lottatore. Lo story mode fondamentalmente ricalca la vecchia torre ad incontri già vista in ogni capitolo della serie precedentemente uscito, con remunerazioni in monete sempre maggiori, poiché al salire della torre, progressivamente anche la difficoltà aumenterà di pari passo. Proprio queste monete, ottenibili anche in altre modalità che presto descriveremo, servono al giocatore per accedere alla cripta, vecchia camera/cimitero dei tesori, creata ai tempi di Mortal Kombat: Deception che permette al giocatore di scambiare le proprie monete accumulate per aprire scrigni del tesoro contenenti diversi contenuti extra del gioco, come interviste agli sviluppatori, artwork o costumi alternativi per il proprio personaggio.

    Longevità a go-go

    Modalità particolarmente interessanti per il singolo giocatore è la Tower Mode, ovvero una modalità di gioco che permette una lenta e difficile scalata della torre, dove ogni piano rappresenta una sfida alle abilità del giocatore, in un misto di frenesia, umorismo nero e prove al limite della macabra fantasia. Seppur questo genere di modalità non sia proprio un fattore inedito nel genere, bisogna ammettere che il team di Netherealm è stato in grado di creare una modalità di gioco davvero unica, dotata di una propria identità e soprattutto molto divertente. Arrivare in cima alla torre non sarà un impresa facile e nemmeno alla portata di tutti, ma certamente le sfide proposte sono davvero varie e soprattutto valide, in grado di dare una longevità oltre il classico arcade/storia che da anni non si vedeva all’interno di un picchiaduro. Altra modalità piuttosto valida e divertente è il “Re della collina”, ovvero una singolare game room in cui si potrà partecipare al torneo di Mortal kombat contro degli amici ma soprattutto vederlo e commentarlo, proprio come se si fosse in una tribuna sportiva. L’esperimento è piuttosto divertente e rappresenta un simpatico modo per interagire con gli altri giocatori che attendono il proprio turno per combattere. Sotto l’aspetto del multiplayer, particolar rilevanza è da darsi alla tag mode, ovvero la possibilità di partecipare a letali combattimenti in team di 2 versus 2, per un totale di 4 giocatori, che potranno interagire nei combattimenti sia sul Live che sul PSN, oltre che naturalmente sulla medesima console di gioco.

    Tecnicamente sorprendente

    Sotto l’aspetto tecnico il nuovo Mortal Kombat è sorprendentemente valido. L’appellativo “sorprendente” è purtroppo voluto, poiché in passato, la saga di Mortal Kombat, specialmente dal suo cambio al 3D, non è stata mai in grado di produrre un comparto tecnico di livello, lasciando questo aspetto del gioco soprattutto da riempire con un gameplay ed un carisma che il brand ha sempre avuto. In questo nuovo episodio della saga, Netherealm mostra di aver imparato la lezione, proponendo una grafica dei modelli poligonali decisamente valida ed una fisica di gioco all’avanguardia sotto ogni aspetto. Particolar plauso va fatto alle mosse speciale denominate “X-ray” che mettono in evidenza la devastazione dei colpi che infliggeremo al nostro avversario, con visioni di ossa, organi che si danneggiano, un chicca tecnica decisamente ingegnosa ma dall'alta spettacolarità. Il comparto sonoro del gioco è senza dubbio ben realizzato, con doppiaggio molto carismatico da parte di tutti i personaggi ed una colonna sonora senza dubbio a tema con la serie.

    Problems?

    Mortal Kombat ha dei difetti? Ad essere sinceri, ne ha davvero pochi e comunque sono quasi tutti piuttosto risibili. Fondamentalmente questo nuovo capitolo della saga di Mortal Kombat è molto diverso rispetto ai capitoli precedenti, creando a conti fatti, un autentico reboot della serie. Di conseguenza molte delle caratteristiche della serie come le storica legnosità della fisica grafica da sempre voluta nella serie, sono di fatto scomparse. Oltre a queste caratteristiche di tipo nostalgico, è sorprendente come il nuovo titolo prodotto da Warner Bros. riesca ad eccellere in ogni comparto di gioco. Riprendendo una mia affermazione ad inizio recensione, sostenevo che il nuovo Mortal Kombat ricalcasse in modo efficace e convincente lo stesso cammino intrapreso 2 anni fa da Street Fighter IV, ovvero quello di realizzare un gioco profondamente diverso dai predecessori a livello tecnico, innovato a livello di gameplay, ma in grado di regalare quelle genuine sensazioni di godimento videoludico che da sempre i picchiaduro vecchia scuola sono stati in grado di dare. Il “grande” segreto dietro a questa formula di successo è quello di proporre un modello di gioco apparentemente a 3 dimensioni che ricalca fondamentalmente quello classico a due dimensioni. L’effetto di questo particolare approccio di gioco nel nuovo Mortal Kombat è molto visibile, ma soprattutto è fuor di dubbio che è efficace e divertente.

    Attenzione a considerarlo il migliore della saga…


    Arrivando a fine della recensione sorgono spontanei alcuni paragoni con i precedenti capitoli della serie, su quale capitolo sia migliore di quale altro, ma vi inviterei a pensarla differentemente. I Mortal Kombat di vecchia generazione hanno rappresentato un'importante pagina del picchiaduro degli anni ’90, ma questo capitolo è diverso nella struttura di gioco, pur rimanendo fino al midollo un erede glorioso della saga. Di conseguenza sarebbe meglio considerare questo episodio come un nuovo entusiasmante inizio, perché a conti fatti e pad alla mano il nuovo Mortal Kombat è probabilmente uno dei picchiaduro migliori di questa generazione e la miglior cosa che un fan della serie potesse sperare. Di conseguenza confermo sostanzialmente il voto che diedi a Street Fighter IV, pur essendo due picchiaduro diversi per loro natura, la strada per la redenzione al successo è quella giusta, provare per credere.


    Pagella


    Grafica: 90
    Modelli di gioco e fisica decisamente curati

    Sonoro: 89
    Soundtrack molto nostalgica il che non è male

    Giocabilità: 91
    Un buon compromesso tra complessità ed immediatezza

    Longevità: 93
    Single player biblico, multiplayer davvero ben pensato

    GLOBALE: 91
    “Flawless Victory”


    Pro:

    + La serie torna alle origini
    + Personaggi di spessore
    + Fatality



    Contro:


    - Alcune combo e fatality non sempre sono facili da realizzare

    Recensione a cura di Gameplayer.it

     
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